Come gestire il contatto visivo
La capacità di guardare negli occhi è un'abilità innata che l'uomo sviluppa già nei primi mesi di vita: il neonato infatti inizia con il fissare lo sguardo in quello della madre, scrutando e apprendendo da lei il mondo circostante.
Con la crescita, questa capacità può venire meno, a scapito di una comunicazione efficace, soprattutto in contesti lavorativi.
Nella società odierna, in cui spesso il mezzo di comunicazione più usato è uno smartphone o un computer, si è un po' persa la capacità di guardarsi negli occhi.
Questa mancanza si può riscontrare spesso non solo nelle conversazioni a due, ma anche nelle conferenze o nei corsi di formazioni in cui lo speaker guarda ovunque (in alto, nel vuoto, in basso, le slide, gli appunti) fuorché gli occhi delle persone a cui si rivolge, sia per disabitudine sia per un probabile sentimento di imbarazzo che si prova davanti a tante persone.
Cosa comunica uno speaker che non guarda negli occhi? Se ci affidiamo al senso comune, la risposta non è certamente positiva: si ritiene infatti che sia sfuggente, che nasconda qualcosa, sia disinteressata o non a suo agio.
Al di là delle motivazioni, sicuramente c'è qualcosa che non va e il primo a percepirlo è il pubblico che si sentirà abbandonato e perderà l'interesse dopo poco tempo.
Come gestire il contatto visivo quando si fa una presentazione
Usare efficacemente gli occhi durante una presentazionePer catturare l'attenzione, lo speaker guarderà tutti in maniera democratica. Sceglierà chi contattare in maniera randomica, senza una sequenza precisa.
La durata del contatto visivo stabilito con una persona è di circa 3-4 secondi e si può suddividere in 3 specifici momenti:
- Primo impatto: Quando si intercettano gli occhi di una persona è come entrare in casa sua senza prima aver bussato; è un'azione imprevista ma decisa, che nei primi istanti può generare imbarazzo o sorpresa. Questo tempo dura circa 1 secondo.
- Scambio: Dopo il primo momento, lo sguardo diventa uno scambio reciproco di energia e intesa; da un battito di ciglia o un cenno del capo dell'interlocutore ci si accorge si aver stabilito una relazione, è un segnale che fa capire all'oratore "ok, siamo connessi!". La seconda fase dura circa 1-2 secondi.
- Dolce distacco: Prima di contattare un'altra persona, lo speaker, per evitare un distacco troppo brusco, dovrà allontanarsi prima con il corpo, facendo un passetto indietro o ruotando leggermente le spalle, e spostando lo sguardo solo alla fine. In questo modo la persona con cui è stato interrotto il contatto non si sentirà improvvisamente abbandonata.
Errori comuni da evitare
- Guardare un punto nel vuoto: come anticipato, fissare il pavimento, il soffitto, le slide o un punto nel vuoto, fa perdere l'interesse e non permette all'oratore di entrare in empatia con il pubblico.
- Guardare una sola persona: se in sala vi è un conoscente, una persona amica o un ascoltatore particolarmente partecipe che compiace l'oratore con continui cenni della testa o sorrisi, può capitare di instaurare una conversazione a due, perché dà sicurezza e conforto. La stessa cosa accade se è presente la persona più autorevole (il capo ad esempio), perché è a lei che si sente di dover rendere conto. Ciò comporta però che tutte le altre persone si sentano escluse e poco partecipi.
- Passare in rassegna il pubblico: sorvolare le teste di tutti, come uno scanner, o guardare ognuno con una toccata e fuga, come quando si fa "zapping" in tv non è efficace, poiché non permette di stabilire una connessione empatica con nessuno, ed è anche controproducente in quanto trasmette ansia, superficialità e nervosismo.
Guardare tutti quando ci si trova davanti a più di 100 persone
La vista umana è "a cono", cioè tende ad ampliarsi nelle se si guarda un punto lontano: se lo speaker posiziona il suo sguardo sul viso di un ascoltatore in fondo alla sala, anche le persone intorno a lui si sentiranno guardate. Più grande è la distanza, più paradossalmente il contatto visivo dell'oratore viene percepito da un gruppo numeroso di persone verso cui si direziona lo sguardo.Procedendo per così dire a "macchia", nell'arco di poco tempo, tutti si saranno sentiti contattati dallo speaker.
I benefici di un buon "ascolto" visivo
Riassumendo, un ascolto attivo attraverso il contatto con gli occhi non solo mostra interesse verso gli interlocutori, ma crea una relazione empatica, aiuta a percepire stati d'animo, emozioni, interesse e partecipazione del pubblico. Cogliendo ad esempio sguardi perplessi, distratti o stanchi, lo speaker potrà fermarsi un attimo per domandare se qualcosa non è chiaro, modificare il tono di voce per suscitare nuovamente l'attenzione, o ancora alleggerire l'argomento con una parentesi più divertente (un racconto, un'immagine, un'esperienza vissuta) oppure scegliere di fare una pausa.Inoltre, stabilire un buon contatto visivo comunica maggior sicurezza di sé e permette di gestire meglio il nervosismo, soprattutto iniziale: nei primi istanti infatti, tutti gli oratori provano un certa ansia quando si ritrovano gli occhi di tante persone addosso. Cercare da subito una relazione con lo sguardo trasmette all'oratore e al pubblico consapevolezza e sicurezza di chi si è e dà ritmo non solo al discorso ma anche ai movimenti del corpo, che saranno meno nervosi e frenetici.
Infine, il contatto visivo favorisce una maggior concentrazione su ciò che si sta dicendo: focalizzarsi sugli occhi dei propri interlocutori riduce drasticamente il numero di immagini distraenti trasmesse al cervello.
Conclusione
Nella comunicazione specialmente se in pubblico ci sono molti aspetti da considerare. L'improvvisazione non aiuta nessuno specie se privo di strumenti e tecniche adatte a non annoiare chi deve subire la presentazione.Ora che sai quanto è importante osservare negli occhi durante una presentazione puoi capire l'importanza di trasmettere fiducia ai tuoi clienti, ai tuoi collaboratori e investitori.
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